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Vulcani
 A causa della sua posizione, la regione e le isole circostanti sono interessate da un'intensa attività vulcanica. I vulcani più importanti sono: Etna, Stromboli e Vulcano, ed hanno la singolarità di essere di tre tipologie differenti: eruzioni di lave basaltiche intervallate a periodi di calma il primo; eruzioni continue, e fontane di lava, il secondo, le cui caratteristiche sono state prese come modello tipologico dagli scienziati del settore, che hanno coniato il termine Tipo stromboliano per designare le attività similari dei vulcani terrestri; infine di tipo esplosivo o pliniano il terzo, caratterizzato da lunghi periodi di apparente calma ed eruzioni violente. Inoltre si ricorda l'attività eruttiva che nell'Ottocento, nella zona del canale di Sicilia oggi denominata banco di Graham, ha portato alla nascita dell'effimera isola Ferdinandea.
 L'Etna è un vulcano attivo che si trova sulla costa orientale della Sicilia (Italia), tra Messina e Catania. È il vulcano più alto d'Europa e uno dei maggiori al mondo. La sua altezza varia nel tempo a causa delle sue eruzioni, ma si aggira attualmente sui 3.340 m. s.l.m. Il suo diametro è di circa 45 chilometri.
 Lo Stromboli è il più attivo dei vulcani europei, le sue eruzioni avvengono con una frequenza media di circa una ogni ora.
 Gli strombolani lo chiamano "Struògnoli". Ma quando è più attivo e spaventa può capitare di sentirlo chiamare Iddu", "Lui", come se riaffiorasse la memoria della natura divina che un tempo era riconosciuta ai fenomeni naturali incontrollabili.
 L’attività “ordinaria” di Stromboli ha luogo ad una quota di 750 m s.l.d.m. dai tre crateri allineati in direzione NE-SW all’interno della depressione della Sciara del Fuoco. Consiste in esplosioni intermittenti di media energia, della durata di pochi secondi ad intervalli di 10-20 m durante le quali vengono emesse piccole quantità di bombe scoriacee incandescenti, lapilli, cenere e blocchi con velocità di uscita compresa tra 20 a 120 metri al secondo ed altezze comprese tra poche decine fino ad alcune centinaia di metri. L’attività eruttiva è associata ad un degassamento pressoché continuo dall’area craterica il cui volume stimato è di 6000-12000 t/gi il quale consiste principalmente di H2O (3200-6300 t/g), CO2 (2900-5800 t/g), SO2 (400-800 t/g) e quantità minori di HCl e HF. I materiali emessi da queste esplosioni ricadono nelle immediate vicinanze e spesso formano piccoli coni ripidi o piccoli hornitos. Periodi di totale inattività, senza lanci di materiale sono piuttosto rari. Il più lungo, tra quanti registrati, si è protratto per circa 2 anni, dal 1908 al 1910. Periodi di prolungata quiescenza della durata di qualche mese, sono stati registrati a varie riprese.
 L’attività normale può essere periodicamente interrotta da esplosioni discrete di maggiore energia dette “esplosioni maggiori”. Questi eventi consistono di brevi ma violente esplosioni durante le quali vengono prodotti lanci balistici di blocchi e bombe di dimensioni anche metriche a distanze che di alcune centinaia di metri associati a piogge di lapilli e cenere; la distribuzione dei prodotti è solitamente confinata all’interno dell’area craterica. Sono distribuite non omogeneamente nel tempo ma mediamente si tratta di 2,1 eventi ogni anno.
 Negli ultimi millenni, Vulcano ha prodotto una mezza dozzina di eruzioni devastanti. Il cratere della Fossa è attivo a intervalli irregolari già dall'antichità, come documentato da scrittori classici (soprattutto Tucidide nel II secolo a.C.). In questa epoca, pare si sia verificata un'attività eruttiva talmente forte da essere udibile fino in Sicilia. Dopo questa data, il cratere della Fossa iniziò prolungata una fase di riposo.
 Nel II secolo a.C.., accanto all’isola di Vulcano emerse dalle acque il nuovo cratere di Vulcanello, che eruttando diede origine ad un’isoletta situata accanto all'isola madre. Anche questa eruzione fu documentata, nell'antichità classica, con grande maestria di stile drammatico. Per quanto l'isola di Vulcano, pare che lì la fase di riposo del Gran Cratere sia durata fino al sesto secolo dopo Cristo.
Isole
 Il territorio della Sicilia comprende anche diverse isole minori, quali l'arcipelago delle Eolie o Lipari e Ustica a nord, e quello delle Egadi ad ovest nonché, a sud, le isole di Pantelleria, Lampedusa, Linosa, e altre minori.
 L'arcipelago di cui fa parte anche l'isola di Malta è geograficamente (ma non politicamente) parte integrante della Sicilia. Malta, peraltro, è stata unita politicamente alla Sicilia fino al 1798, quando fu occupata (per circa due anni) da Napoleone Bonaparte. Le Isole Pelagie, invece, sono geograficamente legate alla Tunisia, ma politicamente fanno parte della provincia di Agrigento.
 Le Isole Eolie dette anche Isole Lipari, sono un arcipelago di origine vulcanica, situato nel Mar Tirreno, in provincia di Messina, a Nord della costa sicula. Comprendono ben due vulcani attivi, Stromboli e Vulcano, oltre a vari fenomeni di vulcanismo secondario.
 L'arcipelago è composto dalle seguenti isole:
  • Alicudi
  • Filicudi
  • Lipari (centro amministrativo)
  • Panarea con gli isolotti basaltici di Basiluzzo, Dattilo e Lisca Bianca.
  • Salina
  • Stromboli (con il vicino scoglio di Strombolicchio)
  • Vulcano
   Le isole Pelagie sono un arcipelago di tre isole situato nel Mar d'Africa, nel mezzo del Mar Mediterraneo, tra le coste tunisine e siciliane. Amministrativamente fanno parte dell'Italia, di cui rappresentano la punta meridionale.
 L'isola più grande è Lampedusa, con circa 20 km² di superficie ed è anche la più popolosa delle tre (5000 abitanti). La seconda isola per estensione è Linosa, mentre la più piccola è la disabitata Lampione. In tutto contano circa 5500 abitanti. La vegetazione è ovunque brulla e le coste particolarmente alte e frastagliate. L'altitudine massima dell'arcipelago si trova a Linosa (isola di origine vulcanica) e più precisamente nel monte Vulcano (186 m.s.l.m.). Attualmente rappresentano l'unico sito di riproduzione delle tartarughe marine Caretta carett
Fiumi e laghi
 I fiumi siciliani sono tutti di portata ed estensione limitate. Quelli appenninici a nord vengono chiamati fiumare, e sono a carattere torrentizio in quanto d'estate sono quasi perennemente in secca. Gli unici corsi d'acqua che raggiungono delle dimensioni apprezzabili sono l'Imera Meridionale, il più lungo dell'isola, e il Simeto, quello con il bacino idrografico più ampio. Sfociano nel Mar Ionio il Simeto, l'Alcantara, il Ciane e l'Anapo, nel Mar Tirreno l'Imera Settentrionale e il Torto, mentre nel canale di Sicilia il Platani, l'Imera Meridionale (o Salso) e il Belice.
 Per quanto riguarda i laghi naturali, fatto salvo il Lago di Pergusa, la Sicilia ne è praticamente priva essendo stato prosciugato, vari decenni fa, il Lago di Lentini. La costruzione di dighe ha creato alcuni grandi invasi , come il lago dell'Ancipa e il lago Pozzillo (il maggiore dell'isola). È celebre il lago di Pergusa, di origine paleovulcanica, per gli antichissimi miti e leggende che lo riguardano e per la fauna e per la flora che lo circonda; tutt'intorno ad esso corre l'autodromo, in passato sede di un Gran Premio di Formula 3000. Il lago è ormai a rischio di prosciugamento, non avendo immissari, a causa del costante prelievo di acqua per uso civile. Vanno ricordati anche il lago Arancio, il lago di Piana degli Albanesi e il lago di Ogliastro.
 Il Lago di Pergusa è l'unico lago propriamente naturale ormai presente in Sicilia, e si trova a pochi chilometri da Enna.
  È di modeste dimensioni ma di grandissima importanza geologica, faunistica e culturale, grazie alla quale vi è stata istituita la prima Riserva Naturale Speciale della Regione Siciliana, mentre l'Unione Europea ha erto il lago a Sito d'Importanza Comunitaria (SIC).
 Il lago dell'Ancipa è un bacino artificiale della Sicilia. Si trova sui monti Nebrodi, sulla strada tra Troina e Cerami, a cinque chilometri dal primo comune, e segna il confine tra la provincia di Enna e quella di Messina. È circondato da boschi di faggi e roverelle, che ospitano un gran numero di forme di vita. Ha una capacità di 28 milioni di metri cubi d'acqua.
 Fu creato negli anni cinquanta con la costruzione di una diga (chiamata di San Teodoro) che sbarrò il torrente Troina per produrre energia elettrica. Negli anni ottanta, non essendo riusciti a sfruttare l'ingente quantitià di acqua per l'energia, si puntò alla costruzione di un acquedotto per servire le zone circostanti. In seguito si appurò che i lavori furono gestiti dalla cosiddetta ecomafia e furono interrotti.
 Legambiente ha poi preso in gestione 17 ettari di territorio dall'ENEL, in cui organizza varie iniziative per avvicinare le persone alla natura. In futuro il lago dell'Ancipa sarà sede di un museo sulla centrale idrolettrica che vi si realizzò ma che non fu mai utilizzata.
 Il lago Pozzillo è l'invaso artificiale più grande della Sicilia, realizzato mediante una diga sul fiume Salso ( affluente del Simeto ) realizzata in prossimità di Regalbuto; si trova al centro dell'isola, nella provincia di Enna tra le ultime propaggini dei Monti Erei e i Monti Nebrodi.
 Il lago è facilmente raggiungibile dall'Autostrada A19 Palermo-Catania, con svincolo di Catenanuova e breve tratto di una dozzina di chilometri, o mediante la Strada Statale 121 da Catania o da Palermo. Fino ad alcuni decenni era raggiungibile anche tramite la linea ferroviaria Catania-Paternò-Regalbuto che nell'ultimo tratto, da Sparacollo a Regalbuto, si snodava lungo le sue rive. La linea ferroviaria fu intensamente utilizzata per il trasporto dei materiali necessari alla costruzione della diga e dell'invaso. Il Pozzillo ha una capacità pari a 150 milioni di metri cubi d'acqua, che, in parte, servono l'agricoltura locale.
 Il Lago di Pergusa è l'unico lago propriamente naturale ormai presente in Sicilia, e si trova a pochi chilometri da Enna. È di modeste dimensioni ma di grandissima importanza geologica, faunistica e culturale, grazie alla quale vi è stata istituita la prima Riserva Naturale Speciale della Regione Siciliana, mentre l'Unione Europea ha erto il lago a Sito d'Importanza Comunitaria (SIC).
Opera dei Pupi
 Nel 2001 è stata inserita tra i Patrimoni Orali e Immateriali dell'Umanità dell'UNESCO l'opera dei Pupi, il teatro delle marionette siciliano. Grazie ai cuntastori, i pupi, che rappresentano i personaggi del ciclo carolingio, mettono in scena le storie della Chanson de Roland, dell'Orlando furioso e della Gerusalemme liberata. Il personaggio principale è il cavaliere Orlando, ma vi è anche spazio per Rinaldo, Angelica e altri. Culla dell'Opera dei Pupi è Acireale, cittadina barocca, che vide fiorire quest'arte grazie ai numerosi maestri pupari, fra cui il celebre Emanuele Macrì, a cui è dedicato l'omonimo museo-teatro dove, quotidianamente, è possibile assistere alle rappresentazioni dei maestri pupari.
Siti archeologici
 Morgantina è una antica città sicula e greca, sito archeologico nel comune di Aidone (EN), in Sicilia. La città fu riportata alla luce nell'autunno del 1955 dalla missione archeologica dell'Università di Princeton (Stati Uniti). Gli scavi sinora compiuti consentono di seguire lo sviluppo dell'insediamento per un periodo di circa un millennio, dalla preistoria all'epoca romana. L'area più facilmente visitabile, recintata dalla Soprintendenza, conserva resti dalla metà del V alla fine del I secolo a.C., il periodo di massimo splendore della città.
 La Valle dei Templi è un sito archeologico risalente al periodo della Magna Grecia, ubicato nei pressi di Agrigento, in Sicilia. Dal 1998 è stata inserita nella lista dei luoghi Patrimonio mondiale dell'umanità, redatta dall'UNESCO. È considerata un'ambita meta turistica, oltre alla più elevata fonte di turismo per l'intera città di Agrigento e una delle principali di tutta la Sicilia.
 La Valle dei Templi è caratterizzata dai resti di ben sette templi in stile dorico: le loro denominazioni e relative identificazioni, tranne quella dell'Olympeion, si presumono essere pure speculazioni umanistiche, che sono però rimaste nell'uso comune.
 Secondo Tucidide, Selinunte fu fondata verso la metà del VII secolo a.C. da coloni greci provenienti da Megara Iblea. Il sito scelto stava sulla costa del Mar Mediterraneo, tra le due valli fluviali del Belice e del Modione.
 Selinunte fu successivamente ricostruita da coloni greci e punici. Nel 250 a.C. dopo aver perso la prima guerra punica, Cartagine, per non farla cadere in mano ai Romani, distrusse una seconda volta la città, che non si sarebbe più ripresa.
 Segesta è una città storica non più abitata, fondata dagli Elimi e situata nella parte nord-occidentale della Sicilia.
 La vecchia città sorge sul monte Bàrbaro, nel comune di Calatafimi-Segesta, a una decina di chilometri da Alcamo e da Castellammare del Golfo. Di particolare bellezza sono il tempio, in stile dorico, e il teatro, in parte scavato nella roccia della collina.
Aree archeologiche Le molteplici dominazioni in Sicilia hanno fatto sì che la Sicilia sia piena di luoghi d'interesse archeologico. Questa è una breve lista delle aree archeologiche divise per provincia:
  • provincia di Agrigento: valle dei Templi, Eraclea Minoa.
  • provincia di Caltanissetta: Vassallaggi.
  • provincia di Catania: Adranon, Occhiolà, monte Turcisi, Xiphonia.
  • provincia di Enna: Morgantina e il granaio, Villa del Casale, Centuripe, Fondaco Cuba di Catenanuova.
  • provincia di Messina: Alesa Arconidea, Naxos, villa di Patti, Tindari.
  • provincia di Palermo: Grotte della Gurfa, Iaitas, Entella, Imera, Solunto.
  • provincia di Siracusa: Akrai, cozzo Collura, Eloro, Megara Hyblaea, Neapolis, Pantalica, villa del Tellaro, Thapsos, Casmene.
  • provincia di Trapani: Drepanon, Mozia, Segesta, Selinunte.
Villa del Casale
 La villa del Casale è una villa tardo-romana i cui resti sono situati nei pressi di Piazza Armerina (EN). in Sicilia.
 Dal 1997 fa parte dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. La scoperta della villa si deve a Gino Vinicio Gentili, che nel 1950 ne intraprese l’esplorazione in seguito alle segnalazioni degli abitanti del posto. Basandosi principalmente sullo stile dei mosaici, lo scopritore datò in un primo momento l’impianto della sontuosa abitazione – sorta su una più antica fattoria – non prima della metà del IV secolo. Successivamente lo stesso studioso assegnò la villa all'età tetrarchica (285-305 DC). Tra i resti della villa si individuano quattro nuclei separati e di diverso orientamento, ma strettamente connessi tra loro:
  • ingresso monumentale a tre arcate con cortile a ferro di cavallo (ambienti 1-2);
  • corpo centrale della villa, organizzato intorno ad una corte a peristilio quadrangolare, dotata di giardino con vasca mistilinea al centro (ambienti 8-39);
  • grande trichora preceduta da un peristilio ovoidale circondato a sua volta da un altro gruppo di vani (ambienti 47-55)
  • complesso termale, con accesso dall’angolo nord-occidentale del peristilio quadrangolare (ambienti 40-46).
   Molte delle sale della residenza presentano il pavimento con mosaici figurati in tessere colorate. Le differenze stilistiche fra i mosaici dei diversi nuclei sono molto evidenti. Questo, tuttavia, non indica necessariamente un'esecuzione in tempi diversi, ma probabilmente maestranze differenti, che utilizzarono vari “album di modelli”.
Barocco siciliano
 In seguito al fiorire di interventi di ricostruzione succeduti al devastante terremoto che investì il Val di Noto nel 1693 alcuni artisti adottarono uno stile comune che oggi ricade sotto la denominazione di barocco siciliano.
 Prima di questa data il barocco era stato impiegato nell'isola in modo ingenuo, evoluto dall'architettura autoctona piuttosto che derivato dai grandi architetti barocchi di Roma. In seguito al sisma, molti architetti locali adottarono questo stile, che è riconoscibile non solo dalle sue tipiche linee curve e motivi decorativi barocchi ma anche dalle ghignanti maschere e putti, e dall'apparenza particolarmente sgargiante raramente visibile altrove. La loro interpretazione dello stile condusse ad una forma d'arte personalizzata e radicata nei vari territori come la Val di Noto ed Acireale. Nel penultimo decennio del XVIII secolo lo stile finì con l'essere rimpiazzato dalle nuove mode che proponevano il neoclassicismo.
Parco dei Nebrodi
 I Nebrodi, assieme alle Madonie ad ovest e ai Peloritani ad est, costituiscono l’Appennino siculo. Essi s’affacciano, a nord, direttamente sul Mar Tirreno, mentre il loro limite meridionale è segnato dall’Etna, in particolare dal fiume Alcantara e dall’alto corso del Simeto.
 Notevole è la escursione altimetrica, che da poche decine di metri sul livello del mare raggiunge la quota massima di 1847 metri di Monte Soro. Altri rilievi da segnalare sono la Serra del Re (1754 metri), Pizzo Fau (1686 metri) e Serra Pignataro (1661 metri).
 Gli elementi principali che più fortemente caratterizzano il paesaggio naturale dei Nebrodi sono l’asimmetria dei vari versanti, la diversità di modellazione dei rilievi, la ricchissima vegetazione e gli ambienti umidi.
 Connotazione essenziale dell’andamento orografico è la dolcezza dei rilievi, dovuta alla presenza di estesi banchi di rocce argillose ed arenarie: le cime, che raggiungono con Monte Soro la quota massima di 1847 s. l. m., hanno fianchi arrotondati e s’aprono in ampie vallate solcate da numerose fiumare che sfociano nel Mar Tirreno. Ove però predominano i calcari, il paesaggio assume aspetti dolomitici, con profili irregolari e forme aspre e fessurate. È questo il caso del Monte San Fratello e, soprattutto, delle Rocche del Crasto
Parco dell'Etna
 La prima volta che si pensò all'istituzione di un Parco dell'Etna, fu intorno agli anni sessanta, quando cominciò ad affermarsi, fra gli appassionati della Muntagna, la necessità di tutelare la natura dalla invasione del turismo di massa portato dalla diffusione dei mezzi di trasporto personali. Sull'argomento si discusse molto sia fra la popolazione che fra i politici e si andò avanti fino agli anni ottanta quando, finalmente, una legge, (n. 98 del maggio 1981) della Regione Siciliana, istituì n. 3 Parchi Regionali e fra questi quello dell'Etna.
 Per arrivare però alla reale costituzione del Parco , occorse attendere ancora altri sei anni ed arrivare al marzo 1987. Seguì poi nel corso dello stesso anno la costituzione dell'Ente Parco dell'Etna con sede a Nicolosi.
 Lo scopo del Parco è quello di tutelare il patrimonio boschivo e la conservazione e lo sviluppo delle specie floreali e faunistiche specifiche dei luoghi e di regolamentare e coordinare lo sviluppo di quelle attività turistiche che possano dare fruibilità ai luoghi e benessere alle popolazioni insediate nell'ambito territoriale.
 Il Parco delle Madonie è un Parco Naturale Regionale previsto nel 1981 (dalla L.R. siciliana n.98) e istituito il 9 novembre del 1989; comprende quindici comuni della provincia di Palermo in Sicilia (Caltavuturo, Castelbuono, Castellana Sicula, Cefalù, Collesano, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde, Scillato e Sclafani Bagni).
 Comprende il massiccio montuoso delle Madonie, situato sulla costa settentrionale siciliana, tra il corso dei fiumi Imera e Pollina.
 Il parco ospita oltre la metà delle specie vegetali siciliane, e in particolare gran parte di quelle presenti solo in Sicilia (come l'Abies nebrodensis in via di estinzione, nel Vallone Madonna degli Angeli).
 Il Parco Fluviale dell'Alcantara è un Parco regionale della Sicilia che è stato istituito nel 2001 al posto della preesistente Riserva e comprende quella parte di territorio delle provincie di Messina e Catania che forma il bacino fluviale del fiume Alcantara, ed è situato nel versante nord dell'Etna, allo scopo di proteggere e promuovere il sistema naturale esistente.
 La Riserva naturale orientata dello Zingaro è una riserva gestita dall'Azienda Regionale Foreste Demaniali della Regione Siciliana.
 La Riserva si estende nella parte Occidentale del Golfo di Castellammare, nella penisola di San Vito Lo Capo che si affaccia sul Tirreno tra Castellammare del Golfo e Trapani (coordinate geografiche: 38° 6' N, 12° 47' O) . Il territorio ricade per gran parte nel comune di San Vito Lo Capo e in misura minore nel comune di Castellammare; si estende lungo 7 Km di costa e quasi 1.700 ha di natura incontaminata.
 La costa è formata da calcareniti quaternarie e da rilievi calcarei del Mesozoico di natura dolomitica, con falesie che da un'altezza massima di 913 mt. (Monte Speziale) degradano ripidamente verso il mare, intercalate da numerose calette.
 La Riserva naturale Fiume Ciane e Saline di Siracusa è una riserva naturale regionale della Sicilia che comprende il corso del fiume Ciane e la zona umida delle "Saline" alla periferia della città di Siracusa. La riserva è gestita dalla omonima provincia.
 La riserva è stata istituita con decreto dell'assessorato "Territorio Ambiente" della regione siciliana nel 1984, ed è orientata alla salvaguardia del papiro lungo il corso del fiume Ciane ed alla conservazione dell'ambiente delle "Saline".
 La Riserva naturale Oasi del Simeto è una riserva naturale orientata regionale di circa 2000 ettari istituita nel 1984. È situata alla foce del fiume Simeto, da cui prende nome, nella piana di Catania, sulla costa della Plaia che dà sul mare Ionio. L'area comprende anche la zona della foce del fiume Gornalunga.
 La Riserva naturale Cavagrande del Cassibile, è una riserva naturale orientata regionale della Sicilia, ricca di rilevanze paesaggistiche, antropologiche, idrogeologiche, archeologiche e speleologiche.
 Essa è attraversata dal fiume Cassibile, che nel corso dei millenni ha creato una serie di profondi canyon. La quota più alta raggiunta è di 520 m slm, ma è nei pressi del belvedere di Avola Antica che con i suoi 507 metri raggiunge la massima profondità. Sempre in questo tratto raggiunge la massima ampiezza di 1200 metri. Nei suoi 10 Km si possono ammirare numerosi laghetti, con acque fresche e limpide, fra cui spiccano per bellezza i piccoli laghi nei pressi di Avola Antica accessibili al publico tramite una scala storica "Scala Cruci".
 La Riserva naturale integrale Macalube di Aragona è una riserva naturale regionale della Sicilia, situata 4 Km a SO di Aragona e 15 Km a N di Agrigento, che comprende una vasto territorio argilloso caratterizzato dalla presenza di fenomeni eruttivi.
 L'area della Riserva è caratterizzata da terreni prevalentemente argillosi, solcati da corsi d'acqua effimeri, alimentati da precipitazioni stagionali. L'area di maggiore interesse è la collina dei Vulcanelli, un'area brulla, di colore dal biancastro al grigio scuro, popolata da una serie di vulcanelli di fango, alti intorno al metro.
 I vulcanelli sono il frutto di un raro fenomeno geologico definito vulcanesimo sedimentario.
 Il fenomeno è legato alla presenza di terreni argillosi poco consistenti, intercalati da livelli di acqua salmastra, che sovrastano bolle di gas metano sottoposto ad una certa pressione. Il gas, attraverso discontinuità del terreno, affiora in superficie, trascinando con sé sedimenti argillosi ed acqua, che danno luogo ad un cono di fango, la cui sommità è del tutto simile ad un cratere vulcanico. Il fenomeno assume talora carattere esplosivo, con espulsione di materiale argilloso misto a gas ed acqua scagliato a notevole altezza.